È il mio ultimo autobus prima di tornare a casa. Sono ormai tra gli antipatici viaggiatori asiatici che sanno, o credono, di sapere tutto, sono stati un po’ ovunque, spesso critici, e non lasciano mai parlare gli altri. Ho quattordici mesi di Asia alle spalle e non sono bravo a fingere di non averli. È il penultimo giorno di un visto indiano di sei mesi.

Sono su un’autobus a cuccette. È un viaggio notturno da una stazione nei pressi di Hampi, in Karnataka, direzione Mumbai. La mia cuccetta è l’ultima lungo il lato sinistro del bus. Sul lato destro le cuccette hanno il letto doppio.

Accanto a me c’è una coppia di inglesi appena arrivati in India, che è una tappa nel loro viaggio verso l’Australia. Mentre nell’ultima cuccetta in linea col retro del bus sta un irlandese con una risata profonda, rumorosa e un po’ sinistra.

La cuccetta dell’irlandese poggia sulle ruote posteriori sostanzialmente. Quando arriva il relativamente distinto signore locale diretto a Bombay non è contento di dover dividere il letto con uno straniero coi rasta e la risata troppo lunga. Dopo non poche discussioni la situazione si placa, l’irlandese si dimostra capace di urlare più di tutti gli altri e relega l’ultimo arrivato al parafango.

“Stiamo andando in Australia prima di compiere i trent’anni e perdere questa occasione. Il progetto è quello di comprare un van con i risparmi che già abbiamo e, lungo la via, sistemarlo montandoci tutto il necessario per il camping. Letto, forse fornello e acquaio, così da poterlo rivendere ad un prezzo più alto qualche tempo dopo. E magari rifare il tutto nuovamente. Nel frattempo lavoreremo in campagna così da poter richiedere il secondo visto.”

“Mi sembra un ottimo piano” dico io.

Poi si racconta l’irlandese: “ormai è da anni che mi campo portando valige piene di sigarette dalla Bulgaria alla Gran Bretagna. Ci faccio qualche migliaio di Pound e poi giro per il mondo. Oppure sto a casa. Ho sviluppato una dipendenza da facebook, ma visto che questo sarà un problema comune della psicologia del futuro, vorrei trasformare questo problema in lavoro. Mi sto organizzando on-line per aiutare chi come me ha questo problema: la dipendenza dai social media. L’insonnia legata al porno on-line e all’uso di internet in generale è un problema attuale. Gli psicologi ancora non ne capiscono niente di queste problematiche nuove. Ne ho incontrati molti. Spero di poter smettere di trafficare in sigarette e affidarmi a questo nuovo mestiere quindi.”

“Ma se ti beccano con le sigarette che succede?”

“Niente. Mi buttano fuori dal paese e portano via tutta la merce. Forse potrei essere multato. Chiaramente però a quel punto il giochino è finito. Finirei sulle liste nere degli aeroporti. Niente più viaggi e soldi facili.”

“Qui in india che hai portato?”

“Niente. Però ho passato tre settimane a Calcutta nel tentativo di organizzare un business di lampadine. Costano tipo 15 volte meno che in Gran Bretagna. Ho girato per l’infinito mercato che è Calcutta per giorni. Mi vendevano le stesse lampadine stampandoci sopra qualunque codice io avessi chiesto! Le normative in india non sono un problema! Poi non se ne è fatto di niente.”

Si inserisce il ragazzo inglese: “Mio padre ha sempre lavorato con le moto. Già da molti anni va in Italia a comprare vecchie Ducati, le risistema e poi le rivende sul mercato inglese. Vorrei fare qualcosa di simile spedendo le vecchie Vespa Piaggio a casa in un container. Ho contato che potrei farcene stare almeno 24.”

“Anche in Thailandia e Malesia ho visto molte vecchie Vespa in perfette condizioni. Dipende quanto dovrai pagare di tasse di dogana, però di certo a Londra venderebbero bene.”

“Tu che fai?” Rivolti a me. “Io torno a casa, ma dopo questa conversazione mi sono ricordato che ho ancora molto da imparare”.

2 Comments on “Conversazioni tra Viaggiatori: Lampadine, Vespe e Sigarette

Rispondi a Francesca Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *