Sono a cena nella zona più cool, o edgy, di Vancouver con Marc Antony, il mio ospite couchsurfing. Marc viene dal Quebec, per questo il nome suona francese. La zona è di fatto relativamente alternativa e molto piacevole, ma ha sempre quell’aria precisa che fin adesso noto in quel poco di Canada che ho visto. La zona edgy si estende all’incrocio di due larghe strade, come sono più o meno tutte qui, con i cartelli verdi che ne dettano i nomi penzolanti da cavi e pronti ad assecondare il vento. Le strade si chiamano Broadway e Commercial.

Marc si racconta così: “Sono laureato in matematica e fisica. Adesso sto concludendo un dottorato in fisica e ingegneria sostanzialmente. Lavoro ad un progetto sostenuto in tandem dall’università e da un’azienda privata che sta per far uscire in Whistler, nel nord della British Columbia dove furono ospitate le olimpiadi non molti anni fa, degli autobus pubblici a motore idrogeno. Sarà uno dei primi luoghi al mondo in cui i motori a idrogeno saranno usati per il pubblico. Il problema è la durata delle celle, non durano abbastanza a lungo. Su questo sto lavorando.”

“Mi sembra molto interessante”, dico io piccolo piccolo.

“Lo è. Peccato non sia pagato abbastanza e odi il posto dove faccio ricerca. Ma essendo stato in viaggio in Asia per qualche anno ho perso molta credibilità sul mercato del lavoro universitario. Presto avrò un lavoro migliore comunque.”

Questo è uno spicchio di Marc Antony. Un ragazzo molto normale, medio in molti attributi, né troppo grosso né piccolo, né bello né brutto, ma probabilmente molto intelligente. È stato lui tramite il sito couch surfing a dirmi che ero benvenuto a stare a casa sua. Io avevo preso abbondanti picche fino al suo messaggio. Precedentemente Marc ha viaggiato a lungo ed è stato ospitato molto, più di quanto lui abbia ospitato altri. Si impegna quindi a rimettere in pari questa statistica. Il punto di incontro tra noi è stato semplicemente che tutti e due abbiamo viaggiato via terra tra Indonesia e India. Letto questo sul mio profilo e visto che cercavo ospitalità per qualche giorno nell’area di Vancouver, mi ha offerto una camera nella sua casa. Questa è in condivisione con un ragazzo giapponese, un indiano di Armitsar senza turbante e una sorta di gigante esperto di jujitsu che non so da dove provenga, la cui idea mi tiene lontano dalle mele verdi nel frigo quando mi sveglio la mattina.

Marc continua svelandomi misteri sulle energie alternative: “Non è soltanto il fatto che le compagnie petrolifere tengano il mercato dei motori elettrici, o a idrogeno, fermi perché dannosi ai loro interessi. Il problema è anche che queste tecnologie proprio pronte ancora non sono. L’idrogeno ha bisogno del platino perché la reazione chimica avvenga, che è più o meno come dire una lastra d’oro. Mentre i motori elettrici non consentono di viaggiare per lunghe distanze. Sarebbe come se fermandosi al distributore ci volessero 5 ore per fare il pieno alla propria auto e ripartire. Non tutti ne sarebbero entusiasti. Sarà probabilmente l’accoppiata dei due sistemi a poter offrire una vera alternativa in qualche anno.”

Il ritorno verso casa è una passeggiata tra tranquilli viali bordati da alti alberi. Tanto verde, rose di ogni forma e colore nel pieno della loro stagione migliore. Non fosse per le molte auto il tutto avrebbe un’area di campagna condito da un rilassante silenzio. Marc mi spiega che l’area in cui si trova Vancouver climaticamente sarebbe una foresta pluviale, a provare questo è il muschio diffuso sui tronchi degli alberi e la vegetazione lussureggiante. Qui l’umanità sembra meno invasiva di altrove però, quasi la si giustifica nel suo aver ostruito la foresta pluviale.

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