Prendendo possesso del mio bungalow alla Guest House Happy Beach, sull’isola famosa per il Full Moon Party, Koh Panghan, cerco di entrare in contatto visivo col mio vicino, intento sembrerebbe a disegnare su una iper-tecnologica tavoletta. Provo a salutare e non ottengo alcun tipo di risposta. Intanto, mi stendo sull’amaca posta di fronte alla mia capanna e mi metto a leggere, godendomi il frusciare degli alberi e il rumore del mare lontano nemmeno cento metri.

Poco dopo il mio vicino torna in vita e mi saluta. Cosa è che lo teneva tanto concentrato quindi? “Disegno fumetti”, mi dice. “Tipo Topolino?” “Esatto, proprio Topolino”. La rivelazione da vita ad un mare di domande. Come si disegna Topolino? Da quanto tempo lo fai? E quanto tempo è che viaggi lavorando dall’estero?

Nicola Tosolini, da Verona, è da circa quindici anni che fa un lavoro che chiunque gli invidierebbe. Da quando è poco più che ventenne lavora per la Walt Disney Italia, che è specializzata in fumetti. “Il 98% della produzione di fumetti Disney avviene in Italia. Mentre l’America si è concentrata sul 3d, il cinema e i videogiochi, l’Italia ha proseguito la tradizione delle storie disegnate.”

Mi racconta che quasi tutto ciò che è fumetto Disney passa dall’Italia, comprese le versioni cartacee dei film prodotti in America. Lui disegna le tavole in bianco e nero e le rispedisce poi al mittente ed è sempre in Italia che vengono colorate. Le storie sono poi tradotte in decine lingue diverse e vendute in mezzo mondo. I suoi disegni hanno quindi milioni di potenziali lettori, provenienti da culture diversissime. “Il lavoro è bello perché creativo, quasi troppo creativo.” Tutto ciò che arriva dalla sede centrale fino a questa sperduta spiaggia silenziosa, segnata da palme e barriera corallina, è infatti un magro script. Punto dopo punto si elencano i contesti delle vignette e le battute dei personaggi. Tutto qui. “Le storie coi viaggi nel tempo in particolare possono essere molto complesse. Si passa da un futuro fantastico, tutto da inventare, a un passato ben determinato per cui sono necessarie molte ricerche”.

Nicola, insomma, è colui che si inventa i mondi in cui le storie di Topolino e Pippo, Zio Paperone e Paperino, si inscrivono. Paperopoli e Topolinia prendono forma e si arricchiscono dei loro dettagli nella sua mente. E questo accade qui, nell’ultimo posto che ci si aspetterebbe, su una piccola isola nel Golfo del Siam, tra Oceano Pacifico e Mar Cinese Meridionale.

Gli chiedo cosa ci fa qui, quindi, e se si rende conto di essere tra le persone più invidiate del momento, uno dei così detti nomadi digitali. Persone che basano il loro lavoro non in un luogo fisico, ma in internet e grazie al digitale, capaci quindi di lavorare evitando la noia della staticità. Viaggiare lavorando, insomma. Mi spiega: “é da due anni ormai che disegno su questa tavoletta di una marca tedesca, Wuacom, ideata appositamente a questo scopo. Funziona grazie ad una penna dotata di sensore. Si può quindi appoggiare la mano senza lasciare segni. E spedire le tavole in Italia poi diventa molto semplice. Per i dieci anni precedenti ho lavorati su carta, con matita e china, spedendo poi i lavori finiti via posta”.

Invidiandolo sempre di più gli chiedo perché si trova in Thailandia e se pensa di continuare a viaggiare. “Sto aspettando che si concretizzi un progetto che sto portando avanti nelle Filippine con alcuni amici. Abbiamo quasi definitivamente comprato un appezzamento di terreno su una delle sue 7000 isole e aspetto che il contratto sia ufficiale per trasferirmi.” In poche parole il fumetto dell’americana Disney si basa sul lavoro dei disegnatori italiani che nel frattempo si trasferiscono a disegnare nei mari tropicali del Sud Est Asiatico. Un bell’intrigo artistico e digitale.

Come è arrivato alla Disney, allora: “Mi sono presentato come illustratore, non avevo mai fatto fumetti prima. Loro però avevano bisogno di fumettisti e mi hanno allevato per il primo anno ed è là che ho imparato quasi tutto. Nel frattempo ho anche lavorato, spostandomi per villaggi, come scenografo. É un lavoro che ti risucchia davvero molto e ti obbliga a stare seduto molte ore, quasi ininterrottamente. Specialmente i primi anni sono stati davvero intensi, non mi fermavo mai. Appena una storia era finita ne arrivava un’altra e non si poteva dire di no. É importante trovare il modo di spezzare i ritmi, quindi, cercando di non rimanere sempre bloccati in casa o ci si consuma. Luoghi come questo sono perfetti. Si ha la tranquillità per concentrarsi, ma non si è presi dalla routine di casa. Ci sono mille modi di svagarsi e si può sempre prendere i propri bagagli e spostarsi in un luogo nuovo”. Aggiunge una frase che probabilmente vale per tutti i mestieri: “Questo é un buon lavoro se lo pieghi ai tuoi bisogni e non se tu ti pieghi ai suoi.”

Da questa conversazione in avanti, quando passo vicino al suo bungalow sto ben attento a non disturbarlo e mi viene da pensare a Pippo sperduto in qualche luogo fantastico e intento a salvare il mondo.

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