Detroit, 16 Settembre 2015

I served my country. I feel let down.”

Couch Surfing a Detroit

Arriviamo a notte inoltrata all’indirizzo che l’host Arjene ci ha dato. Ci porta di fronte a due case. L’una dirimpetto all’altra su una classica strada residenziale statunitense. Quella alla nostra destra è coperta di graffiti e disegni di mille colori. Tutte le luci spente. Dall’altro lato una casa apparentemente normale ha la porta aperta, ma è coperta da una grata. Dietro la grata un ragazzo vestito in stile Hip-Hop ci osserva, come aspettando. Come chi è solito aspettare dietro quella grata. Il nostro host ci comunica un nuovo indirizzo. Il mio amico Dan, che ha il cuore buono, nel frattempo ha chiesto informazioni al ragazzo che aspetta, ricevendo in cambio un grugnito e una porta sbattuta dietro la grata.

Al nuovo indirizzo troviamo un ex palazzo industriale ora diroccato e riarrangiato a squot. La sala principale somiglia molto a quella di un grande bar. Il Resident DJ è proprio residente in consolle, infatti ne ha fatto la sua casa e ci dorme pacifico. Una bottiglia di whisky finita sul comodino e un gatto che gli dorme altrettanto pacifico accanto. Incontriamo anche il nostro host che è molto accogliente. Ci spiega come Detroit sia il posto giusto da dove ricominciare se si hanno pochi soldi e voglia di fare. Ci racconta che l’affitto per l’intero palazzo è meno di 100 dollari mensili (www.makelovelanddetroit.com), ma che mandare avanti un posto del genere non è facile. Ci sono molti alti, ma anche radicali bassi. Lui comunque è sempre in giro per Rainbow Gathering come volontario. Fin dai tempi in cui è stato mesi ad aiutare gli sfollati di New Orleans in seguito all’uragano Katrina.

Finisce che dormiamo in van. Dopo che il DJ residente si è svegliato ed ha acceso l’impianto. E perché quando si è accorto che fra i nuovi arrivati c’è anche una ragazza non è più stato in grado di lasciarla in pace. Il giorno dopo ce ne andiamo e ci portiamo dietro un ragazzo di origini cinesi entusiasta di più o meno tutto ciò che incontra. Ed anche uno statunitense, al momento seduto a terra in mezzo al van, che ha chiesto un passaggio per una trentina di miglia e si è presentato con due televisori da 50′, tre zaini e una chitarra.

Classica introduzione underground statunitense

“Vengo dal Michigan, ma sono sempre in giro per ritrovi Rainbow. Ora vivo qui a Detroit, perché non costa niente. Puoi affittare un palazzo per 100 dollari al mese! Ovvio magari sentirai qualche sparatoria ogni tanto. Avrai prostitute lungo la strada di casa. Ma è solo per il tempo di raccimolare qualche soldo con lavoretti saltuari. Appena posso vado in giro per Rainbow ad incontrarmi con la comunità. Nel 2012 ero a Palenque in Chiapas per il ritiro mondiale. Molti erano già partiti quando sono arrivato perché il fiume ha straripato. Proprio questo weekend c’è un ritrovo nella regione dei laghi, qualche centinaio di chilometri a nord di Detroit. E anche in Canada dovrebbe essercene uno a breve.”

Versione West Coast

“Sono cresciuto in Oregon, ma ora vivo qui nel nord della California. La natura è fantastica se impari a conoscerla, ti offre tutto quello di cui hai bisogno. Ma la mia vera casa è il Burning Man. Durante l’anno sto solo con altra Burningmanpeople. Sei mai stato a Burning Man?”

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