Wisconsin, 19 Settembre 2015

Abbiamo superato la trafficata East Coast, lasciandoci alle spalle la derelitta Detroit dove le persone vagano senza meta e le strutture sono vuote e abbandonate. Bei laghi circondati da foresta, con le foglie rosse d’autunno, accarezzati dai salici piangenti ci hanno condotto fino all’impegnata Chicago. Qui tutti sono indaffarati e la ricchezza si vede sui muri dei bei palazzi. La famosa architettura della terza più grande città degli Stati Uniti prende spunto dal classico e dal gotico. Colonne in pietra si uniscono a gargoile in metallo, l’antica Grecia e i suoi colonnati di pari passo con guglie da Notre Dame. Le strada sono più strette che a Manhattan, ma l’atmosfera è similare. Ci si sente schiacciati dal peso della verticalità di tutto ciò che ci circonda.

Il Wisconsin se ne è andato nel grigio di un giorno di pioggia. Il grande fiume Mississippi che ha segnato geografia e cultura nord americana per secoli ci ha poi introdotto alle infinite piane del Minnesota. Qui è solo spighe di mais pronto da cogliere a perdita d’occhio. Regolari al centro dei campi spuntano i grandi fienili, alcuni in legno altri in lamiera. I silos attendono il raccolto, affiancati dalle caratteristiche ruote segna vento in molti casi ormai trasformate in turbine eoliche. Ricordano quegli scenari di quando Superman in versione Clark Kent torna a trovare la madre nella fattoria di famiglia. Un’America che non è cambiata mai, almeno esteriormente. Dove si portano avanti le tradizioni e la coscienza di un mondo esterno e diverso non va oltre il cubo della televisione.

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